martedì 30 settembre 2014

TENEREZZA






Avanzava lentamente
assorta nella sua insicurezza,
piccola vecchia donna
dai capelli imbiancati di vita vissuta.
Vestiva con nobile gusto,
riflesso della sua dignità,
camminava sfidando il tempo
con la forza di chi non si arrende,
eppure fermava il passo
quasi ad ogni respiro,
poggiando la sua mano tremula
sul bastone dal pomo d'argento.
Emblema del prossimo divenire,
mi ha regalato una lacrima di tenerezza.





giovedì 18 settembre 2014

QUEL CHE RESTA DEL CANTIERE ORLANDO A LIVORNO





Si chiude un altro pezzo di storia, perché il cantiere navale Fratelli Orlando è stato uno storico cantiere di Livorno, fondato nel XIX secolo e acquistato, a seguito di una crisi finanziaria, dalla società Azimut-Benetti, ancora operante per yacht di lusso.

La concessione del cantiere fu affidata nel 1866 alla famiglia Orlando, che in breve ne fece un cantiere moderno ed al passo con le altre nazioni europee, grazie alla costruzione di importanti corazzate militari. 
Il cantiere navale Fratelli Orlando venne fondato come società in nome collettivo. Gli Orlando erano quattro fratelli (Luigi, Salvatore, Paolo e Giuseppe) originari della Sicilia, già proprietari di una officina meccanica in Palermo; inoltre Luigi, prima di rilevare la fabbrica livornese, era stato direttore dell'arsenale di Genova, divenuto in seguito il cantiere Odero.


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Tra le prime navi allestite nel cantiere labronico occorre ricordare la possente Lepanto, gemella dell'Italia, varata nel 1883 tra molte preoccupazioni a causa dell'inadeguatezza della darsena in cui sarebbe dovuta avvenire la discesa in mare. Molti sono gli aneddoti legati a questo varo. I tecnici della Regia Marina, vista la situazione critica, avevano persino ipotizzato di smantellare la nave, mentre Salvatore Orlando diede ordine di disporre trasversalmente una serie di gomene così da rallentare la marcia dello scafo. Le cronache narrano che tanta era la tensione legata a questo evento, dal quale dipendeva il futuro del cantiere stesso, che Salvatore Orlando presenziò al varo con una rivoltella in tasca per togliersi la vita in caso di insuccesso.[2] Il felice esito del varo portò al concretizzarsi di un'ulteriore serie di commesse provenienti anche dall'Argentinae dal Portogallo. Parallelamente, con la costruzione del più grande Scalo Morosini, il cantiere fu in grado di far fronte anche alle lavorazioni più impegnative.



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L'importanza del cantiere crebbe notevolmente, tanto che, nel 1886 gli operai erano ben 1.140, ma numerosi erano anche gli addetti in industrie legate alla cantieristica, come la società metallurgica italiana. Questa progressiva industrializzazione, che interessò soprattutto le aree a nord della città, segnò il superamento della crisi legata all'abolizione del porto franco (1868).
Nel 1904 la denominazione ufficiale cambiò in "Cantiere Navale Fratelli Orlando & C." e nel 1925 in società anonima "Cantieri Navali Orlando".





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Oggi ho fotografato questo ingresso in fase di ristrutturazione e come si può notare sulla destra della foto, dove prima c'erano i capannoni di lavoro, hanno costruito una serie di negozi, tra cui la Coop, e abitazioni in stile moderno con balconi che sembrano gabbie.



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Incrociatore Trento

Incrociatore Gorizia

Incrociatore Pola

Cacciatorpediniere Camicia Nera

Dopo la realizzazione dell'incrociatore Trento, varato il 4 ottobre 1927, nel 1929 in seguito alla fusione con l'Odero-Terni, proprietaria del cantieri del Muggiano e delle Officine Meccaniche Vickers-Terni di La Spezia e dei cantieri Odero di Genova la denominazione del cantiere divenne Odero-Terni-Orlando con direzione amministrativa a Genova.
Con la costituzione dell'IRI nel 1933, il cantiere entrò a far parte delle società a partecipazione statale. 
In questo periodo numerose furono le realizzazioni dello stabilimento, come gli incrociatori pesanti Gorizia, nel 1930 e Pola nel 1931, l'intera classe di cacciatorpediniere Poeti diversi, cacciatorpediniere della classe Soldati, tra cui l'unità capo classe Camicia Nera, nel 1938.
In questo periodo il cantiere dette prova di aver raggiunto un’elevata capacità nelle costruzioni navali, e vi furono anche realizzazioni per marine estere in particolare la realizzazione dell’esploratore veloce Taškent, realizzato nel 1937 per la Marina sovietica. 




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Nel corso della seconda guerra mondiale i catastrofici bombardamenti causarono danni ingentissimi all'intera struttura, quasi completamente distrutta.
Il 28 maggio del 1943 i bombardieri americani sganciarono centinaia di bombe sulla città di Livorno, colpendo a più riprese gli stabilimenti. Per non fermare la produzione, le officine meccaniche furono spostate presso gli stabilimenti della SICE, altre officine presso l'Accademia navale, mentre gli uffici e la direzione presso un edificio adAntignano. 
In seguito alle vicende che seguirono l'armistizio dell'8 settembre, il cantiere venne occupato dai tedeschi, che vi rimasero fino all’arrivo degli americani nel luglio del 1944.
Nel dopoguerra furono quindi avviati i lavori di ricostruzione, che procedettero tra molte difficoltà, legate soprattutto all'opposizione della direzione generale alla riapertura del cantiere labronico. Tuttavia, grazie al contributo di tutti i lavoratori e dell'intera città, l'IRI stanziò un finanziamento per la ricostruzione dello Scalo Morosini, i cui lavori cominciarono nel 1949, mentre il cantiere, insieme a quello del Muggiano, venne incorporato dall'Ansaldo.
Sotto la nuova gestione il cantiere assunse la denominazione "Ansaldo S.p.A. - Stabilimento Luigi Orlando". In quegli anni circa duemila dipendenti lavorarono alla costruzioni di navi quali il peschereccio oceanico Mafalda, la cisterna Mino D'Amico, le petroliere Adriana Fassio e Antonietta Fassio, la motonave Tito Campanella e le navi militari Indomito e Intrepido.
A questa fase di intensa attività seguì, a partire dagli anni sessanta, un periodo di crisi che portò ad un ridimensionamento del cantiere, con i dipendenti in eccesso che furono trasferiti in un nuovo stabilimento di carpenteria metallica a Guasticce (la CMF, oggi riconvertita ad altri usi), nel comune di Collesalvetti.





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Questa mattina ho fotografato quello che resta del vecchio cantiere.




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Ma in compenso hanno costruito sfilze di edifici ad uso abitativo, per uffici, negozi che in maggior parte sono ancora chiusi, qualche piccolo supermercato. 
Con la crisi che c'è in Italia, chi avrà il coraggio di aprire un negozio in questa zona? E chi andrà a comprare o ad abitarci, quando non ci sono soldi neppure per mangiare? 
Ma sì, i clienti ricchi del cantiere Benetti!











lunedì 15 settembre 2014

ALTRE DIMENSIONI







Dimensioni parallele,
dove forse lo spirito
vale più della materia,
sfiorano le nostre vie
costruite su precari detriti
di società contraffatte.
Di uno spazio illimitato
luci e colori voglio immaginare
a rendere fertili le menti,
pura energia,
racchiusa in corpi diversamente umani.
Noi,
così superbi,
così presuntuosi,
così disumani, a volte,
ci lasciamo abbagliare da luci vane,
dipingiamo di nero i colori,
rubiamo la dignità del debole
e spegniamo lentamente
lo splendore del nostro spirito.





lunedì 8 settembre 2014

IL CUORE BALLA





L'ETÀ DEL CUORE

Il cuore canta, il cuore balla
melodie dimenticate
negli abissi della mente.
Aspetta, si anima di luce,
spera parole sognate.

Non ha età, né sente
il passar del tempo per amare.
Immagina profumi
desidera carezze
ascolta lacrime versate.

Spensieratezza di bambino
e riscoperte emozioni
tornano vivaci e schiette
a colmar di gioia vera
certezze deluse e tradite realtà.

L'incanto puro della mente
lascia al cuore spazi, separati
da barriere irraggiungibili.
Ma il cuore canta, il cuore balla
musica soave di vera voluttà.




venerdì 5 settembre 2014

METAFORA DELLA VITA - ITACA di K.P. KAVAFIS



ΙΘΑΚΗ
Σα βγεις στον πηγαιμό για την Ιθάκη,
να εύχεσαι νάναι μακρύς ο δρόμος,
γεμάτος περιπέτειες, γεμάτος γνώσεις.
Τους Λαιστρυγόνας και τους Κύκλωπας,
τον θυμωμένο Ποσειδώνα μη φοβάσαι,
τέτοια στον δρόμο σου ποτέ σου δεν θα βρείς,
αν μέν’ η σκέψις σου υψηλή, αν εκλεκτή
συγκίνησις το πνεύμα και το σώμα σου αγγίζει.
Τους Λαιστρυγόνας και τους Κύκλωπας,
τον άγριο Ποσειδώνα δεν θα συναντήσεις,
αν δεν τους κουβανείς μες στην ψυχή σου,
αν η ψυχή σου δεν τους στήνει εμπρός σου.

Να εύχεσαι νάναι μακρύς ο δρόμος.
Πολλά τα καλοκαιρινά πρωϊά να είναι
που με τι ευχαρίστησι, με τι χαρά
θα μπαίνεις σε λιμένας πρωτοειδωμένους·
να σταματήσεις σ’ εμπορεία Φοινικικά,
και τες καλές πραγμάτειες ν’ αποκτήσεις,
σεντέφια και κοράλλια, κεχριμπάρια κ’ έβενους,
και ηδονικά μυρωδικά κάθε λογής,
όσο μπορείς πιο άφθονα ηδονικά μυρωδικά·
σε πόλεις Αιγυπτιακές πολλές να πας,
να μάθεις και να μάθεις απ’ τους σπουδασμένους.

Πάντα στον νου σου νάχεις την Ιθάκη.
Το φθάσιμον εκεί είν’ ο προορισμός σου.
Αλλά μη βιάζεις το ταξίδι διόλου.
Καλλίτερα χρόνια πολλά να διαρκέσει·
και γέρος πια ν’ αράξεις στο νησί,
πλούσιος με όσα κέρδισες στον δρόμο,
μη προσδοκώντας πλούτη να σε δώσει η Ιθάκη.

Η Ιθάκη σ’ έδωσε το ωραίο ταξίδι.
Χωρίς αυτήν δεν θάβγαινες στον δρόμο.
Αλλο δεν έχει να σε δώσει πια.

Κι αν πτωχική την βρεις, η Ιθάκη δεν σε γέλασε.
Ετσι σοφός που έγινες, με τόση πείρα,
ήδη θα το κατάλαβες η Ιθάκες τι σημαίνουν.


ITACA

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca 
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni,  e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.